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BATTAGLIA DI PAVIA 1525-2025: L’OPPORTUNITA’ PER LE IMPRESE DI DIVENTARE “PUNTO INFORMATIVO DIFFUSO”
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La manifattura italiana è in frenata. Questa è la conclusione della ricerca condotta dall’Ufficio Studi di Confartigianato che individua nel ritardo della ripresa del commercio internazionale e nel rincaro del costo del denaro le cause principali dell’attuale congiuntura.
In attesa che la recente decisione della BCE di iniziare il percorso di discesa dei tassi di riferimento sortisca effetti positivi la triste realtà è rappresentata dai dati sulla produzione pubblicati qualche giorno fa dall’Istat che indicano per il quindicesimo mese consecutivo una contrazione dell’indice della produzione. La riduzione su base annua registrata ad aprile è del 3,0%, con cali settorialmente diffusi.
Il comparto in maggiore crisi è quello della Moda, in cui la produzione nel primo quadrimestre del 2024 cede del 9,9% rispetto un anno prima, e aggravando il -8,9% del primo trimestre dell’anno. Nel dettaglio per il tessile e abbigliamento si registra una flessione del 6,7% mentre il calo diventa più severo per pelle e calzature (-15,7%).
Cali più intensi della media anche nel comparto legno con -3,3%, macchinari con -3,4%, gomma e materie plastiche con -3,5%, computer ed elettronica con -3,5%, vetro, ceramica, cemento con -3,8%, metallurgia con -4,7%, mobili con -4,9%, altre manifatturiere con -6,7%, stampa con -7,6% e autoveicoli con -12,4%. Nei settori no energy, l’unico comparto anticiclico è quello alimentare con un aumento tendenziale della produzione del 2,4%, mentre tiene (+0,8%) la carta.
La difficile fase congiunturale si riflette sulla domanda di lavoro: nel trimestre maggio-luglio 2024 le previsioni di assunzioni nella manifattura monitorate dal Sistema Excelsior di Unioncamere-Anpal cedono del 2,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
A fronte di un peso dell’occupazione manifatturiera che in media nazionale è pari al 20,1%, vi sono alcuni territori che sono maggiormente esposti alla crisi, con un peso della manifattura che in Veneto è pari al 28,7% dell’occupazione totale, seguito da Marche con 27,6%, Emilia-Romagna con 27,3%, Piemonte con 25,5%, Lombardia con 25%, Friuli-Venezia Giulia con 23,9%, Umbria con 21,8%, Toscana con 21,3% e Abruzzo con 21%.
“I segnali che provengono dall’andamento dell’export e della domanda di lavoro – ha sottolineato il Presidente di Confartigianato Marco Granelli – impongono di rafforzare l’impegno per creare un contesto favorevole al fare impresa: riduzione della pressione fiscale, lotta alla burocrazia, contenimento dei costi della pubblica amministrazione, migliore accesso al credito, servizi pubblici e infrastrutture efficienti, giustizia rapida e welfare attento alle nuove esigenze dei cittadini e degli imprenditori”.