POLITICA MONETARIA UE TROPPO PRUDENTE PER IL RILANCIO DEL SISTEMA PRODUTTIVO?

19 settembre 2024

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Politica monetaria UE freno per il rilancio del sistema produttivo?

Il taglio di 25 punti base del tasso di riferimento attuato dalla BCE potrebbe essere poco incisivo per il rilancio dell’economia UE


Il mondo delle imprese si interroga sul reale rilancio dell’economia nell’Eurozona dopo il “moderato” taglio del tasso di riferimento attuato  dalla BCE giovedì scorso. L’auspicio sottolineato dal Presidente di Confartigianato Marco Granelli è che al taglio dello 0,25%, ne facciano rapidamente seguito altri, fino a ripristinare le condizioni per rilanciare il sistema produttivo poiché la causa principale  del rallentamento degli investimenti delle imprese ( in particolare nel green e digitale) è da attribuirsi alle scelte restrittive della politica monetaria.


Il rialzo del costo del denaro ha ridotto la domanda di credito bancario, comprimendo gli investimenti, con effetti amplificati in Italia, come evidenziato in una recente analisi pubblicata dall’Ufficio Studi di Confartigianato e dai dati evidenziati nei paragrafi seguenti.


Il costo del credito in Italia rispetto agli altri paesi UE

 A luglio 2024 il costo del credito per le imprese è del 5,34% (era 5,33% a giugno), superiore di 28 punti base al tasso medio di 5,06% (era 5,07% a giugno) rilevato nell’Eurozona e risultando superiore al costo registrato nei maggiori paesi europei. Nei due anni di stretta monetaria le imprese italiane hanno visto salire gli oneri finanziari sui prestiti di 371 punti base, 48 punti in più dell’incremento di 323 punti registrato in Eurozona.

Gli effetti recessivi della politica monetaria

In parallelo si registra un rallentamento dell’inflazione dell’Eurozona, che ad agosto scende al 2,2% (era 2,6% a luglio): a fronte di una discesa dell’ inflazione sale il tasso di interesse reale, accentuando gli effetti recessivi della politica monetaria. La velocità di discesa dei tassi ufficiali è ampiamente inferiore a quella registrata nella fase di stretta monetaria: tra giugno 2022 e settembre 2023 i tassi ufficiali sono saliti di 400 punti base in 14 mesi mentre sono scesi di 50 punti base nei successivi 12 mesi.

Il caro-tassi si associa ad un calo della domanda di prestiti delle imprese, che in Italia a luglio è in flessione del 4,1% su base annua, mentre nell’Eurozona si rileva un aumento dello 0,6%. La stretta creditizia riduce la propensione ad investire delle imprese: nel secondo trimestre del 2024 gli investimenti in macchinari e impianti in termini reali scendono del 2,8% su base annua, mettendo un freno alla twin transition, digitale ed ecologica. La flessione, diffusa tra le maggiori economi europee, è del -3,1% nell’Eurozona.

A fronte del calo della domanda si riduce l’attività di produzione: nei primi sette mesi del 2024 la produzione di beni strumentali cale del 3,8%, trend confermato anche per la produzione di macchinari. Nell’ambito dei beni strumentali, la domanda di investimenti in mezzi di trasporto si intreccia con la crisi dell’automotive e le incertezze della transizione verso la mobilità elettrica,

Le ripercussioni sull’export italiano

Ristagna la domanda estera di macchinari made in Italy . Nei primi sette mesi del 2024 il valore dell’export di macchinari è sostanzialmente stazionario (+0,4%), combinazione di una flessione del 3,0%% nei paesi Ue e di un aumento del 3,4% nei paesi extra Ue. La crisi della Germania comprime anche la domanda di tecnologia made in Italy, con l’export di macchinari sul mercato tedesco che scende del 4,4%.

Da un’analisi del trend nei territori del made in Italy di macchinari in Germania risulta che l’’82,0% dell’export di macchinari in Germania si addensa in quattro regioni: Lombardia con il 31,0% del totale nazionale, Emilia-Romagna con il 20,7%, Veneto con il 17,5% e Piemonte con il 12,9%. Nei primi sei mesi del 2024 si registra una flessione a doppia cifra in due regioni, in Veneto con -10,7% e in Emilia-Romagna con -10,4%. Il calo è meno accentuato in Lombardia con -2,3% mentre il Piemonte, segna un aumento, seppur contenuto (+1,5%).

Tra le prime 15 province per vendite di macchinari sul mercato tedesco, nei primi sei mesi del 2024 si registrano cali pesanti, e più ampi della media, a Verona con -21,0%, Reggio Emilia con -18,1%, Padova con -16,8%, Brescia con -12,4%, Modena con -10,2%, Bergamo con -9,2% e Varese con -8,3%. In flessione anche Parma con -5,7%, Mantova con -2,8%, Treviso con -2,1%, mentre si osserva maggiore tenuta per Vicenza con -0,5% e Bologna con -0,2% e un segno positivo per Monza e della Brianza con 3,1%, Milano con 5,3% e Torino con 8,3%.

(Fonte Ufficio Studi Confartigianato Imprese)

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